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I BAMBOCCIONI - capitolo terzo

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I “bamboccioni” – capitolo terzo
IL FASCISMO E LA TASSA SUL CELIBATO

Il 19 febbraio del 1926, quindici anni prima della mia venuta al mondo, in pieno regime fascista, venne istituita la famosa “tassa sul celibato”. Tutti i “bamboccioni”, anche non conviventi col papà e la mammina, dovevano pagare un tassa fissa per aver scelto di non sposarsi. E quello che era peggio che a questa tassa fissa si aggiungeva una aliquota che aumentava con l’aumentare dell’età. Tutti i “bamboccioni” o scapoli, dai 25 ai 65 anni dovevano pagare allo stato un minimo che aumentava con l’aumentare del reddito di ognuno. Ma il bello era proprio che questa aliquota veniva aumentata oltre che col reddito, anche con l’età.
Queste le aliquote:
* 70 lire annue per i bamboccioni di età compresa tra i 25 ed i 35 anni;
* 100 lire annue per i bamboccioni di età compresa tra i 35 ed i 50 anni:
* 50 lire annue per i bamboccioni di età compresa tra i 50 ed i 65 anni.
Nel mese di aprile del 1934 e nel mese di marzo del 1937 le aliquote furono aumentate. L’aliquota integrativa era pari al 50% dell’imposta complementare di ciascun contribuente dello stato. Il relativo provento dell’imposta della tassa sugli scapoli fu devoluto all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia”. Insomma, cari lettori, essere “single” al tempo di quando c’era Lui, caro lei, erano veramente cavoli amari. Molto spesso questi renitenti al matrimonio veniva tacciati di essere “gay”, o “ricchioni”, come si diceva “illo tempore” . E risultava per essi molto vergognoso persino esporsi in pubblico. Ma, a distanza di anni, noi, semplici cronisti di provincia, oppure dilettanti opinionisti, non ce la sentiamo di condannare i “bamboccioni” stagionati figli della lupa. I loro lupacchiotti, secondo le intenzioni gerarchiche dell’Impero dovevano servire per aumentare il dominio del Fascismo nel mondo. In altre parole i maschi italiani dovevano incentivare le proprie consorti a “produrre” molti figli maschi i quali, una volta in maggiore età, invece di godersi la vita, dovevano andare a combattere per ingigantire il Fascismo nel mondo. Più figli si facevano, più guerrieri si avevano, più gli eserciti erano numerosi e…più giovani morivano il fronte. Per la gloria dell’Impero… Il Fascismo, quand’era in auge, istituì anche premi di natalità. Tipo offerta speciale nei supermercati. Fai tre: paghi due. Se ne fai quattro i cinque non paghi proprio niente. Se ne fai sette o otto viene il Podestà a congratularsi anche con tua moglie. Se ne fai una dozzina viene anche il Duce e ti da una medaglia. Magari al valor civile o…sessuale. Altro che Viagra!!! E l’esenzione dalle tasse era addirittura globale. Molti figli, niente tasse, niente figli, molte tasse. E quando nasceva un bambino, il papà lo prendeva in braccio e invece di dirgli: “ Bello di papà” gli diceva, alzando il braccio, “Bello del Duce!!!”. In quel periodo furono anche inventati i matrimoni di massa quando ogni sposo mandava un telegramma al Duce promettendogli molti balilla. Secondo una indagine statistica, i nati vivi del 1932 furono 992.090, mentre otto anni prima, cioè nel 1924 i nati vivi furono 1.124.470. Quando sono nato io, Catello Nastro, il 12 febbraio del 1941, l’imposta sul celibato era ancora in vigore. Essa infatti, fu abolita alla prima riunione del Consiglio dei Ministri del Governo Badoglio il 27 luglio del 1943. Non la ricordo, comunque, la tassa sul celibato, perché allora avevo appena due anni e mezzo e, a quella età, non si è ancora “bamboccione”.

Catello Nastro


 Ly - 19/07/2008 17:02:00 [ leggi altri commenti di Ly » ]

Mah.........

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